Published : 28/07/2022 10:30:41
Categories : Giardinaggio , Hobby e Fai da te
Ricco di vitamine e magnesio, toccasana per la nostra attività cardiovascolare, carico di calcio necessario per la salute di denti e ossa, ma cosa più importante: semplicemente SQUISITO. Il tartufo è un prodotto d'eccellenza del nostro Paese apprezzata in tutto il mondo per il suo sapore straordinario, che non si può paragonare ad altro. Come il tartufo c'è solo un altro tartufo e in Italia ne esistono ben 7 categorie in commercio. La più famosa, cosa te lo dico a fare, è il tartufo bianco d'Alba, tanto prelibato da aver toccato i 4000 euro al kg durante il periodo di siccità.
È risaputo che il tartufo sia un fungo che vive sottoterra in simbiosi con le radici ci di specifiche piante e che vengono utilizzati i famosi cani da tartufo per scovarli non appena arrivano in superficie. Ma pochi sanno che, da poco più di un decennio, la coltivazione del tartufo è diventata una cosa seria! La chiamano "tartuficoltura", ma non è scienza ancora esatta, in quanto non dà garanzie di riuscita. Tuttavia, seguendo passo passo le procedure, è possibile avere la propria tartufaia coltivata da cui sbucherà entro 7-10 anni una quantità di tartufi incredibile
Per "tartufaia" si intende il terreno nel quale si sviluppano i tartufi. Questa può essere naturale, controllata o coltivata.
Una tartufaia naturale è un terreno con il quale l'Uomo non ha interferito e che ospita tartufi grazie alle particolari caratteristiche del terreno. È da qui che parte la tartuficoltura; osservando gli habitat naturali dei tartufi, si è inteso quali sono i tipi di terreni, condizioni climatiche e piante che consentono a questi funghi di proliferare e spargere le proprie spore.
Una tartufaia controllata deriva da una tartufaia naturale, che ha subito l'innesto esterno di alberi con radice "micorrizate", cioè contenenti tracce di tartufo da far crescere in simbiosi.
Una tartufaia coltivata, come già accennato, è un terreno nel quale la produzione di tartufo viene indotta tramite l'impiantamento di piante con radici micorrizate. Queste andranno tenute al massimo della forma per favorire la crescita e la diffusione del delizioso fungo o, per essere più tecnico, del delizioso "prodotto fruttifero" del fungo.

Lo ripeto per onestà intellettuale: fare una tartufaia di successo è molto difficile. La coltivazione di alcuni tipi di tartufo, tra cui quella del già citato Tartufo Bianco d'Alba, si è rivelata un fiasco totale. Dall'altro canto, le coltivazioni di altri tartufi, come il Bianchetto, hanno già dimostrato di funzionare se svolte correttamente e con un po' di fortuna, che per forza di cose non può mancare in una scienza tanto nuova quanto questa. Ti svelo, quindi, i 5 accorgimenti che devi tenere a mente prima, durante e dopo la creazione della tua tartufaia per massimizzare le tue probabilità.
A livello generale si può dire che tutti i tartufi amano i terreni calcarei, ricchi di carbonato di calcio attivo, e con un pH leggermente alcalino, anche se all'atto pratico ogni specie predilige una tipologia di suolo particolare. Se ci sono stati ritrovamenti di tartufi nei pressi di un determinato terreno, vuol dire che questo è sicuramente adatto alla coltura. Conoscere la tessitura del terreno e le quantità di argilla, sabbia, limo e manganese possono darci informazioni importanti su quali tartufi preferire.
Inoltre, è sicuramente consigliabile impiantare la tartufaia in un terreno dove in passato non ci sono stati alberi, proprio per evitare che nel suolo ci siano altri funghi che possano entrare in competizione con il tartufo. Le giovani piante vanno piantate avendo tutte le cautele del caso: protezione dalla fauna selvatica, adeguata irrigazione, potature a mano del sottochioma.
Lasciare quanto più spazio possibile al tartufo è una priorità. Il modo più efficace per farlo consiste in un'aratura estiva di una 40ina di centimetri di profondità (a tal proposito ti consiglio le benne ripper di Giffi Market). Non appena avremo smosso il terreno, potremo qui ripulirlo da tutti i residui/detriti che troveremo. Infine, dopo aver segnato con dei picchetti i posti in cui impiantare i nostri alberi (si va da un minimo di 200 ad un massimo di 400 piante ad ettaro; questo ce lo dirà bene il tecnico, come vedremo nel prossimo paragrafo), passiamo alla fase della recinzione del perimetro del terreno.
Un recinto ben saldo, oppure una rete, ci offrono 2 grandi vantaggi: proteggere le nostre piantine da tartufo dagli animali selvatici e poter dichiare la nostra tartufaia come “fondo chiuso” (chiuso, si intende, agli estranei) previa autorizzazione degli enti competenti.

Ci sono oltre una decina di piante tra cui optare per la micorizzazione e la migliore per te dipende dal terreno che hai disposizione per fare la tartufaia e dalla tipologia di tartufo che desideri ottenere. Ti faccio subito un paio di esempi per entrare nel pieno della materia:
Il Nocciolo è un'ottima pianta per la micorizzazione con Tartufo nero e Tartufo nero estivo, ma non con il Bianchetto. Ha come vantaggio, però, il fatto di avere un accrescimento precoce e vivace che potrebbe portare alla presenza di tartufi già dopo 4 anni.
La Roverella è una pianta più versatile del Nocciolo sia a livello di micorrizazione (prevede anche il Bianchetto) che di condizioni del terreno. Arriva, inoltre, fino a 1200 metri di latitudine contro i 1000 metri del Nocciolo, e promette una produzione molto ricca di tartufi. Ha come contro il fattore tempo.
Il Pino Nero è una specie che si trova particolarmente a suo agio nelle zone interne, caratterizzate da inverni freddi ed estati molto calde.
Il Pino d’Aleppo preferisce invece un clima mite, specialmente nelle fasce costiere e in terreni sabbiosi. Dà il meglio di sé nella coltivazione del Tuber Borchii, ma è apprezzabile anche per il Tartufo estivo.
E via discorrendo... Per farsi largo in questa giungla di combinazioni pianta-tartufo-terreno-condizioni climatiche, la scelta più saggia è contattare il proprio vivaista di fiducia, oppure un vivaista esperto ed affidabile.
Il professionista provvederà innanzitutto ad analizzare il terreno che avevi individuato per la tartufaia e saprà poi illustrarti le possibili strade da percorrere. P.S. Molti vivaisti offrono anche il servizio di "controllo" una volta all'anno dello stato della micorrizazione.
Molti credono, erroneamente, che una volta impiantata la tartufaia, quest’ultima magicamente andrà avanti per la sua strada senza bisogno di supporto. Niente di più sbagliato; vediamo come prenderci cura dei nostri alberi da tartufo:
Irrigazione
Considerato il delicato momento storico con il Po in piena secca, vittima della siccità ed alla risalita dell’acqua salata del mare, non posso non partire dalla “scottante” questione dell’irrigazione. Le piante da tartufo hanno bisogno della giusta dose di acqua per attecchire e per espandere le radici e di conseguenza le spore di tartufo, ma è importante stare attenti ad evitare un consumo idrico eccessivo. La soluzione a ciò è virare su un tipo di irrigazione a pioggia o con microaspersore e tenere sotto controllo l’umidità del terreno così da coordinarsi con il ciclo del tartufo e intervenire solo quando occorre.
P.S. in caso di difficoltà nell’irrigazione, è bene procede alla pacciamatura del terreno nei mesi più caldi.
Pratiche Colturali
La manutenzione della tartufaia prevede periodiche e leggere zappettature, strappando le erbe infestanti vicine al tronco con le proprie mani, nel modo meno invasivo possibile. È possibile poi potare le piante, ma solo nel periodo di riposo vegetativo (da Dicembre a Febbraio) e senza esagerare. Dare una sfoltita ai rami basali basterà a garantire alle piante più Sole.

Ora che sai come fare una tartufaia, puoi decidere di buttarti nel mondo della tartuficoltura, ma ti ricordo una cosa: sei un pioniere! Entri in un sistema ancora poco sviluppato, ma in cui la ricerca avanza a passi da gigante (basti pensare a tutti gli esperimenti in corso per rendere coltivabile anche il leggendario Tartufo Bianco d’Alba). Ovviamente, nessuno si prenderà mai la responsabilità di assicurarti che un giorno ci saranno dei cani da tartufo scodinzolanti lungo la tua tartufaia. Tuttavia, io te lo dico lo stesso: sii paziente, le scommesse di questo tipo si vincono sul lungo periodo e una tartufaia non è mai veramente dichiarabile "improduttiva" finché rimane curata. L’investimento medio è tra i 5000 e gli 8000 euro per 450 piante ad ettaro fino a 100 kg ad ettaro. A te la scelta, in bocca al lupo! (Sperando che il lupo, antenato del cane, non rubi i tuoi tartufi! :P)